Ieri e oggi
Gli anni del dopoguerra sono riservati allo sforzo di riportare in vita la Comunità di Ferrara. I locali del complesso sinagogale di via Mazzini 95 ospitano gli sfollati e una sinagoga temporanea viene allestita in via Vignatagliata. In seguito, nel 1947, viene riaperto il Tempio Tedesco, che ospita ancora oggi le funzioni delle festività, e a seguire entra in funzione anche il più piccolo Tempio Fanese, dove si tengono le preghiere di Shabbat (il sabato).
Nel 1949 alla presenza del Rabbino Leone Leoni vengono apposte le due lapidi in ricordo dei deportati ebrei che non hanno fatto ritorno dai campi di sterminio e delle vittime dell’odio razziale, un monumento che invita i passanti a non dimenticare. Sono 150 gli ebrei deportati, di questi solo cinque hanno fatto ritorno. Nel tempo il rapporto con Ferrara viene lentamente ricostruito, Giorgio Bassani rende la città protagonista dei suoi racconti e insieme, tra gli altri, all’architetto Bruno Zevi, viene coinvolto da Paolo Ravenna nella grande impresa del restauro delle Mura di Ferrara. L’avvocato Ravenna è una figura ben nota in città, egli si è contraddistinto per i suoi sforzi verso la valorizzazione della città e degli spazi comunitari con l’idea di farli conoscere ad un vasto pubblico.
La storia della Comunità Ebraica di Ferrara è, nonostante le difficoltà, vitale, fatta di personaggi noti e meno noti e connotata dalla grande resilienza dei suoi appartenenti. Una famiglia che sa essere calorosa e litigiosa, aperta e riservata, ma sempre innamorata della sua città.