Eccidio del Castello
Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, con cui l’Italia firma la resa alle forze Alleate, nel nord sotto occupazione nazista nasce la Repubblica Sociale Italiana- RSI. A Ferrara persecuzioni e arresti si moltiplicano, prendendo di mira gli anti-fascisti e gli ebrei.
Il 13 novembre 1943, Igino Ghisellini, federale (alto dirigente fascista) di Ferrara, muore assassinato nei pressi di Bologna. La notizia giunge a Verona, dove è in corso il primo Congresso del partito fascista repubblicano. Alcune squadre di fascisti partono per Ferrara per avere vendetta e arrivano in città verso la sera. I fascisti organizzano retate che portano in poco tempo a rinchiudere 72 cittadini nella caserma Littorio di piazza Fausto Beretta. Fra questi e fra gli ebrei e gli antifascisti già presenti nelle carceri di via Piangipane vengono selezionate 10 persone. Queste dovranno essere giustiziate per vendicare la morte di Ghisellini.
All’alba del 15 novembre, davanti al muretto del Castello Estense vengono fucilati Emilio Arlotti, Pasquale Colagrande, Mario e Vittore Hanau, Giulio Piazzi, Ugo Teglio, Alberto Vita Finzi, Mario Zanatta. I cadaveri vengono lasciati davanti al muretto per tutta la mattina, come monito per i ferraresi.